Un elemento determinante della natura interdisciplinare della Grafologia nasce dal suo rapporto con la scienza della Psicologia, che ha posto le basi teoriche per il suo ulteriore sviluppo. La prima scoperta di un’associazione tra scrittura e scrittura è stata fatta nel = secolo. Contributi teorici più importanti seguono quelli di Michon, Crepieux-Jamin, Klages, Pulver, Saudek e Moretti, che portano alla nascita di 4 sotto-discipline: a) Professionale, b) Evolutiva, c) Famiglia e d) Grafologia Forense, che è stata essenzialmente la causa della nascita della grafologia come scienza.
Nell’ambito della Grafologia Forense, i metodi calligrafici, grafometrici, sperimentali, grafoscopici, grafonomici e grafologici sono stati presentati e sviluppati come metodi tecnici di analisi grafologica, essendo quest’ultimo il metodo più adatto alle esigenze di competenza, ma con la necessità di integrarlo caso per caso con i contributi degli altri metodi. La perizia (come tipo di cui è inclusa la grafologia) è anche un mezzo di prova nel sistema giudiziario greco, previsto dagli articoli 368-392 del codice civile e 183-207 del codice civile.
La scrittura, l’impronta segreta dell’insondabile subconscio. Cripticamente individuale e speciale come la firma di ogni persona. La comunicazione, l’innata tendenza umana che ha dato vita alla cultura, alla scienza e ai monumenti dell’arte scritta, fin dalla rivoluzione agricola del 10.000 a.C. al digitale del 20° secolo. Per rendere possibile la scrittura, l’imprinting della parola attraverso i simboli, ha attraversato varie fasi evolutive che hanno richiesto millenni di fermentazione, dalla pittografia all’ideografia, poi alla scrittura cuneiforme fino al primo alfabeto. L’evoluzione storica delle singole culture, che spesso ha accompagnato lo sviluppo della scrittura come veicolo di significati e di conoscenze, ha fatto sì che la scrittura stessa diventasse oggetto di studio, come mezzo per condensare l’informazione (dello scrittore) nella sua struttura costitutiva.
Da Aristotele (384-332 a.C.) che ritiene che “tutto ciò che è formato dalla parola appartiene al pensiero” (Poetica -156a) e Demetrio Falireo (360-280 a.C.), il quale secondo la citazione di Camilo Baldi nel suo “Trattato” afferma che “il lettera […] imprime l’immagine dell’anima”, prime tracce di una teoria grafologica prescientifica, alla pionieristica scuola francese, guidata dall’abate Jean-Hippolyte Michon, che nella sua emblematica opera “Art de connaître les homme sur leus autographes” definisce i criteri attraverso i quali emerge il riflesso dei caratteri mentali nella scrittura umana, al teorico italiano Girolamo Morreti, discendente di Baldi e Aurelio Severino, il quale, svolgendo più di 300.000 analisi grafologiche, inventato un sistema di attendibilità scientifica, la grafologia si sviluppa e va di pari passo con la nuova tecnodinamica di verifica
Nel Novecento, mentre la psicoanalisi fornisce alla grafologia nuovi strumenti interpretativi, la francese Ania Teilard, seguendo la teoria di Jung, cerca di decifrare non solo il carattere dello scrittore, ma anche la struttura del subconscio e la composizione interna della personalità, considerando che la grafologia deve andare oltre la classificazione definitiva di Michon e Crèpieux-Jamin e penetrare gli elementi psicologici invisibili, guidata dalla psicologia del profondo.
Un fatto notevole e quasi metafisicamente interattivo è che se tracciamo una linea immaginaria sulla mappa a 30 gradi di longitudine sud-est, quasi tutte le scritte che si trovano geograficamente ad Ovest (orizzontalmente in senso orario) sono rivolte ad Est e viceversa (mancine) suggerendo un continuo dialogo – interazione di comunicazione geografica, geopolitica e soprattutto interculturale, che illumina la grandezza della scrittura.
Klages rifiuta le tipologie esistenti nel suo tempo e basa le sue opinioni sulla competizione costante e immutata tra anima e spirito, mentre Pulver, come grafologo progressista, si oppone all’introduzione di idee metafisiche e si basa sulle concezioni ideologiche della psicologia, così come psicopatologia. Grazie a Pulver e allo studio approfondito del gioco tra fenomenologia e psicoanalisi, il punto grafologico “diventa emblema, testa, arma, croce… cioè simbolo… emerge come un’aura che ci pone in una posizione di riflessione onirica.”
Durante il regno di Giustiniano, nel 539 d.C., 219 anni dopo, sorgono forti diffidenze e riserve riguardo alla validità dei suddetti metodi ed egli intraprende azioni legislative per risolvere la questione: emette Neara 49, per cui per la prima volta è richiesto il confronto di almeno due testi da parte di periti esperti, i quali giureranno di svolgere il proprio incarico con imparzialità. Con Neara 73, Giustiniano ha partecipato a un processo ancora più profondo e in sostanza una svolta nel sistema allora vigente: per la prima volta si effettuano segnalazioni di carattere fortemente grafologico ma anche di sostanza, come le deviazioni, le modifiche e le variazioni del copione, sia intenzionali (imitazione, falsificazione) che involontarie, derivante da cause fisiologiche o patologiche, rendendolo studio giudiziario della scrittura come costituita non solo da energie biologiche e motorie, ma anche da parametri psico-psicologici.
Nel Rinascimento, precisamente in Francia nel 1569, fu fatto il primo tentativo di organizzare persone con conoscenze speciali, in occasione della falsificazione della firma del re Carlo IX, dove la “Comunità degli esperti di manoscritti” (La communite des écrivains verificateurs), la quale attraverso l’Ordonnance de Saint Germain de Près è stato ufficialmente riconosciuto dallo stato come persona giuridica. Poco dopo, nel 1609, viene pubblicata la prima opera di Grafologia “L’ avis pour juger les inscriptions en faux” di Francois Demelle, seguita nel 1622 dal libro di Camillo Baldi, che è giustamente considerato un precursore della psicodiagnostica e della Grafologia Forense. Nel 1737, la perizia di scrittura fu designata in Francia come “dottrina” dall’ordinanza di Louis XV.
Il famoso caso Dreyfus che sconvolse la Francia e riunì la comunità letteraria con un leader rivoluzionario Emile Zola, mise in conflitto gli studi antropometrici di Bertillon, eroe negativo della storia, e il grande Crèpieux-Jamin, che insisteva sulle sue posizioni contro Bertillon, difendere Dreyfus, una posizione che alla fine fu rivendicata, anche se in seguito gli costò caro, il prezzo della credibilità scientifica e di un’indagine approfondita contro l’autorità collegata a metodi probatori obsoleti.
Lo spazio grafico di Pulver (zone e altezze verticali / orizzontali) ha un valore simbolico per il richiamo che fa con archetipi universali e strutture chiaramente manifestate della personalità, in termini di Zona Spirituale, Coscienza Individuale Risvegliata, Coscienza Latente e il subconscio. Il movimento grafico, pur essendo un “prodotto” del sistema nervoso periferico, è di origine cerebrale, motivo per cui possiede “Wesengehalt”, una qualità esistenziale così distinta. Attraverso un esame approfondito di elementi grafici quali regolarità, pertinenza, ritmo di scrittura, margini, dimensione-larghezza-inclinazione, velocità, pressione, forma, ecc., l’analisi grafologica utilizza ogni impronta psicocinetica. Pulver ha saggiamente osservato: “Mentre scrivo, faccio il mio ritratto”.